Colonne di piazza Oberdan Milano

Le strane colonne di Milano

02/02/2024

Passeggiando per Milano vi sarà capitato di vedere delle strane colonne e chiedervi che cosa rappresentassero. A che epoca risalgono e a che cosa servivano le alte colonne che svettano oggi, ad esempio, in piazza Oberdan? E quella bianca colonna forata di fronte alla Basilica di Sant’Ambrogio? La colonna in piazza Santo Stefano sono certa che nessuno mai l’abbia notata, come anche quella più moderna sotto ad un portico di corso di Porta Ticinese.

In questo articolo vi racconto la storia di alcune tra le più strane colonne di Milano.

(La fotografia di copertina è di ©Patrizia Ghezzi)

Le colonne di piazza Oberdan a Milano

Avrete certamente notato due insolite colonne in piazza Oberdan, a pochi passi dai bastioni di Porta Venezia, e magari vi sarete chiesti il loro significato. Ricordano nelle fattezze delle colonne di un antico tempio greco, in realtà sono di epoca più recente e non hanno mai avuto funzione di sostegno.

Nel 1925, infatti, sotto l’attuale piazza Oberdan, venne costruito l’Albergo Diurno Venezia, una specie di prima spa pubblica con tantissimi servizi. Nella struttura nel sottosuolo trovavano posto bagni, docce, gabinetti, spogliatoi, parrucchiere e barbiere, salette per incontri, postazioni per lustrascarpe e altre attività.

Una delle due colonne di piazza Oberdan a Milano
©Luca Mirandola

Per accedervi c’erano due grandi ingressi con scalinate che scendevano sotto il manto stradale. Uno, ormai scomparso, si trovava in corrispondenza dell’attuale accesso della metropolitana. L’altro, invece, è ancora visibile sotto la pensilina liberty in ferro battuto dall’altro lato della piazza, divenuta ormai punto di ritrovo per senzatetto.

Una delle colonne serviva per nascondere il camino che convogliava all’esterno i vapori della caldaia che riscaldava l’aria negli ambienti sotterranei. La seconda colonna, invece, completava solo l’equilibrio estetico. Era prevista anche una statua che però non fu mai costruita. Oggi l’albergo sotterraneo è ancora lì, sotto la miriade di persone che calpesta la piazza ogni giorno, ma purtroppo è visitabile solo in alcune occasioni speciali.

La colonna del diavolo

Su un lato della piazza dove sorge la Basilica di Sant’Ambrogio, all’inizio del viale alberato, sopravvive una colonna biancastra leggermente inclinata. Non c’è nessun cartello accanto e i più passano ignorandola. Eppure, si tratta di una colonna antichissima risalente al periodo di Mediolanum capitale dell’Impero Romano d’Occidente.

Probabilmente la colonna proviene dal Palazzo Imperiale che sorgeva non distante da qui. In epoca longobarda, attorno al X secolo, fu traslata in questa area a far da segnacolo ad una tomba dove fu rinvenuta durante gli scavi archeologici del XIX secolo. Qui, infatti, c’era un grandissimo cimitero paleocristiano e nel 379 si iniziò la costruzione della basilica di Sant’Ambrogio che era inizialmente dedicata proprio ai martiri cristiani (basilica martyrum).

La colonna è appellata dai milanesi “colonna del diavolo” perché pare che sia legata ad una leggenda che vede Sant’Ambrogio e il demonio protagonisti. Si racconta che il diavolo tentatore cercò invano di corrompere il santo integerrimo che spazientito gli sferrò un calcio facendo conficcare le corna del maligno nella colonna. Secondo altre versioni è il diavolo stesso che tentando di incornare Ambrogio, finì dritto ad incastrarsi nella colonna. E lì rimase per un giorno intrappolato, dissolvendosi poi attraverso i buchi e creando un portale per gli inferi.

Proprio così, sulla colonna infatti sono ben visibili due fori! Si dice che se ci si avvicina si può sentire il gorgogliare dello Stige e l’aroma di zolfo, ma io ve lo sconsiglio visto le penose condizioni in cui versa la povera colonna.

La colonna in piazza Santo Stefano

Arrivati in piazza Santo Stefano, quasi nessuno nota una strana colonna sulla destra, in corrispondenza del campanile. Chi la guarda passa oltre perché non né bella né curata. Eppure questa colonna solitaria e malconcia è l’unica testimone ancora presente di una terribile congiura che portò all’assassinio del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza.

La colonna faceva parte di un ampio portico o nartece che si trovava all’ingresso dell’antica chiesa di Santo Stefano. E proprio in questo luogo il 26 dicembre 1476, mentre si recava a messa, il duca Galeazzo Maria Sforza venne assassinato con 14 coltellate sferrate da più mani complici.

Avevo già raccontato nei dettagli la sua storia, la trovate QUI.

Monumento a ricordo della colonna infame

Quello strano cilindro nerastro cavo sotto ad un piccolo portico angolare, a prima vista non sembra una colonna. Si tratta di un monumento di Ruggero Menegon posto nel 2005 sull’angolo tra corso di Porta Ticinese e via Gian Giacomo Mora a ricordo di una colonna scomparsa.

Qui nel 1630 fu eretta la “colonna infame”, esattamente dove si trovava la casa del barbiere Gian Giacomo Mora ingiustamente condannato a morte insieme all’amico Guglielmo Piazza, accusato di aver sparso il morbo della peste con i suoi unguenti. La sua dimora-barberia fu rasa al suolo dopo la sua morte e al suo posto fu appunto costruito un monumento d’infamia con una lapide dove erano riassunte vicende e pene affinché servisse da monito a tutti i cittadini.

Con il pensiero illuministico e la dominazione austriaca si cercò di abbattere tutti i monumenti d’infamia che costituivano i simboli evidenti dei tanti errori giudiziari e delle atrocità perpetrate per secoli. Il Senato milanese però si opponeva temendo di disonorarsi ammettendo tanti atti così terribili e ingiusti.

Fu un cavillo legislativo secondo il quale i monumenti d’infamia non potevano essere restaurati, a permettere l’abbattimento della colonna. Bastò infatti danneggiarla e renderla pericolante per ottenere il suo abbattimento per motivi di sicurezza. E così nel 1778 la colonna infame veniva distrutta. La lapide restò al suo posto ancora una ventina d’anni poi fu rimossa, La si può ammirare tuttora al Castello Sforzesco nel Cortile della Rocchetta.

Il monumento odierno vorrebbe ricordare nelle fattezze una colonna cava a memoria di quella scomparsa, ma la infelice posizione e la sua conformazione si presta purtroppo a divenir più facilmente un orinatoio per senzatetto. Di fronte si legge una targa bronzea con un brano tratto da La colonna infame, opera di Alessandro Manzoni.

Un capitolo della storia di Milano da ricordare, tenetelo presente quando passerete in quella zona.

Le colonne di San Lorenzo a Milano

A poca distanza dal sito della scomparsa colonna infame, ci sono le colonne di San Lorenzo. Sono sicuramente le colonne più famose di Milano, soprattutto per la vivace vita notturna che vi si svolge attorno, ma pochi conoscono la loro origine.

Queste colonne sono tra i più grandi e rari reperti sopravvissuti della Milano Romana. Provengono da edifici e templi romani del II o III secolo e vennero probabilmente assemblate davanti alla Basilica di San Lorenzo in epoca medioevale.

Fino al 1935, immaginate che, tra la fila delle colonne e la basilica, c’era una lunga schiera di case che venne abbattuta per aprire l’odierna piazza.

Le colonne sono 16 in tutto, anzi 17, perché se guardate in alto sulla sommità dell’arco che si trova al centro, c’è una piccola colonna con una croce sopra!

La colonna di San Babila

La colonna che vediamo oggi in piazza San Babila, sul lato destro dell’omonima chiesa, ha subito vari rimaneggiamenti e spostamenti nel corso dei secoli.

Il leone è certamente la parte più antica e d’origine incerta, presumibilmente medievale. E’ eroso dalle intemperie, livellato e consunto tanto da non sembrare quasi più un leone. Tante sono le ipotesi sulla sua provenienza. Alcuni pensano che provenga dal protiro della antica chiesa di San Babila. Altri narrano che i veneziani attorno all’anno mille assediarono i milanesi proprio nei pressi di questa zona dove correvano le mura e durante gli scontri abbiano abbandonato questa scultura simbolo della loro città.

Il leone in pietra divenuto simbolo di Porta Orientale, nel Cinquecento era posto su un altro basamento. La colonna venne restaurata nel 1628 dal conte Carlo Serbelloni che ne affidò il rifacimento a Giuseppe Robecco a cui dobbiamo l’aspetto bugnato che vediamo oggi.

La sua posizione inizialmente era più centrale rispetto a corso Venezia, ma durante i lavori per la metropolitana nel 1969 fu spostata verso la chiesa.

Come avrete potuto comprendere, ci sono tante colonne antiche e solitarie sparse nelle strade di Milano e ognuna di loro ha una storia da raccontare. E voi, quali altre colonne vorreste suggerirmi?

Désirèe Coata

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