Vicolo delle Monache

Milano segreta: i vicoli da non perdere

20/05/2024

Milano non è solo la metropoli della moda e dello shopping, ma nascosto tra le sue vie principali c’è un labirinto di vicoli segreti che aspetta di essere esplorato. Questi stretti passaggi, spesso celati agli occhi dei turisti frettolosi, offrono un’immersione autentica nel cuore pulsante della città, rivelando tesori inaspettati e storie affascinanti.

Lasciarsi guidare dai passi in queste strette vie permette di scoprire la vera essenza di Milano, fatta di contrasti, bellezza e segreti da svelare. Ogni vicolo ha la sua storia e la sua anima.

Preparatevi a perdervi tra le mura storiche, a farvi sorprendere da scorci inaspettati e ad assaporare l’atmosfera unica dei vicoli di Milano.

Vicolo dei Lavandai

Alzaia Naviglio Grande 14, Milano

Attraversare questo vicolo che piega sinuoso tra le vivaci vie dei Navigli milanesi, è un’esperienza vera nella vecchia Milano che regala scorci di poesia e silenzi soprattutto la mattina presto. 

Il Vicolo dei Lavandai forse è il più famoso e turistico tra i vicoli di Milano, ma pochi conoscono il motivo per cui si parla di lavandai e non di lavandaie. Fino a poco prima della Seconda Guerra Mondiale, infatti, era proprio la Confraternita dei Lavandai che si occupava di lavare i panni delle ricche famiglie milanesi dopo averli trasportati in grandi gerle sulle spalle.

I lavandai si inginocchiavano sui brellin di legno messi in fila sotto la tettoia e dopo aver sciacquato la biancheria ne el fossett, la strofinavano sugli stalli di pietra ancora visibili oggi.

S’odono ancora i canti tra mani bagnate ormai scomparse tra cenere e liscivia.

Vicolo di Santa Maria Valle

Zona Carrobbio, Milano

Il Vicolo di Santa Maria Valle è una piccola strada che corre parallela a via Torino. Prende il nome da un antico monastero, il quale venne chiamato in questo modo perché costruito vicino ad vallum, un muro, cioè il muro di cinta della Mediolanum romana che era qui accanto.

All’angolo con la via omonima c’è un palazzo bianco dove abitò l’artista Giuseppe Bossi e che ospitò anche il Canova a inizio ‘800. Lungo il vicolo corre tutto il muro retrostante di Palazzo Stampa di Soncino.

Sembra d’esser catapultati fuori dal tempo mentre poco distante la caotica via Torino pullula di gente.

Vicolo Santa Maria alla Porta

tra via Santa Maria alla Porta e via delle Orsole a Milano

Non fatevi sfuggire questo vicolo che si dirama dalla via omonima, così chiamata perché sorgeva sulla porta romana che occupava l’incrocio con via Meravigli sull’antico decumano di Mediolanum.

Il vicolo fu colpito da tre bombe durante l’agosto 1943 che rasero al suolo la cappella della Beata Vergine dei Miracoli e le case tutt’attorno. I resti della cappella settecentesca si possono ancora ammirare perché non è stata ricostruita, ma lasciata a cielo aperto. Il dipinto della Madonna del Grembiule, per la quale era stata costruita la cappella, si è salvato ed è cosparso di fiori e offerte votive tra le suggestive macerie.

La storia narra che a metà del Seicento, mentre si attuavano dei lavori di ripristino della Chiesa di Santa Maria alla Porta, un operaio scrostando un muro esterno, scoprì il volto impolverato di una Madonna. L’uomo, subito dopo aver pulito con il suo grembiule l’affresco, guarì dalla zoppia che lo affliggeva. Si pensò ad un miracolo e il luogo divenne oggetto di pellegrinaggio per i milanesi che nel Settecento costruirono la cappella dedicata alla Beata Vergine dei Miracoli, detta appunta Madonna del Grembiule.

I recenti lavori di riqualifica del vicolo hanno portato alla luce un pavimento originario in marmo rosa e grigio che era andato perduto. Rimasto visibile per poco tempo sotto una teca di vetro, è stato poi purtroppo celato da uno strato di cemento protettivo.

Sorprendente la visione della cappella dilaniata dall’esplosione e la Madonna che campeggia nel rudere.

Vicolo Calusca

Corso di Porta Ticinese 106, Milano

Nascosto tra le vie del quartiere Ticinese a Milano, si trova il Vicolo Calusca, un luogo carico di storia, leggenda e mistero che cattura l’immaginazione di chiunque lo visiti.

Nell’800 era tristemente famoso per essere rifugio di ladri e truffatori. Attraverso un dedalo di stradine e corridoi bui si collegava alla parallela via Scaldasole, concedendo una facile via di fuga ai disonesti.

Il suo nome deriva forse da Casa Losca poiché proprio qui di fronte c’era una casa di appuntamenti. Un’altra tesi sostiene abbia avuto origine da Pietro Calusco, bottegaio di seta proveniente da Calusco d’Adda.

Il vicolo era denominato anche Stretta dei Nani perché, secondo una leggenda, tra il 1512 e il 1515, qui erano stati messi ad abitare i nani di corte che, forti dell’impunità concessagli dagli Sforza, di notte rapivano giovani donne per violentarle nel buio.

Bello il contrasto tra il rosa scrostato di oggi e l’oscuro trafficar del passato.

Vicolo Giardino

tra i civici 17 e 19 di via Manzoni a Milano

Un vicolo chiuso lungo una quarantina di metri che si apre da via Manzoni. Uno scorcio della Milano ottocentesca dove si intuiscono i resti di vecchi e ampi portoni per l’ingresso delle carrozze.  

Nel suo nome c’è il ricordo di Corsia del Giardino, il nome che via Manzoni aveva prima della morte di Alessandro Manzoni avvenuta nel 1873. Durante l’Ottocento la Corsia del Giardino era considerata la via più lussuosa di Milano, se non addirittura d’Europa, contraddistinta da palazzi signorili con immensi giardini privati che in parte ancora oggi sopravvivono oltre al cemento.

Mi piace pensare ai vicoli di Milano come pieghe del tempo ove si impigliano stralci di storia.

Vicolo Pusterla

da via della Palla, Milano

Soffocato e chiuso tra via Torino e piazza Sant’Alessandro, Vicolo Pusterla è ricco di storia e storie.

Innanzitutto sul muro di fronte a via della Palla si trova un antico affresco cinquecentesco di Madonna con Bambino incorniciato da un’edicola. È anche detta la Madonna dei Facchini perché in questa zona aveva sede la Corporazione dei Facchini.

Il palazzo di mattoni rossicci di cui ancora si vede la facciata, nel Trecento fu l’abitazione dell’influente famiglia Pusterla. C’era un’usanza stramba e generosa che i Pusterla mettevano in atto periodicamente a vantaggio dei milanesi. Si chiamava la “Facchinata del Cavallazzo” e consisteva nel trasportare in processione, fino a Piazza Duomo, un grande cavallo di legno. Il cavallo una volta giunto in piazza, si apriva e ne uscivano i Pusterla con una gran quantità di cibo e doni per tutti i milanesi.

Ma c’è un’altra curiosità legata a Vicolo Pusterla, una fine purtroppo tragica.

Francesco Pusterla era sposato con la bellissima Margherita Visconti, cugina di Luchino, Signore di Milano. Quest’ultimo sposato più volte, donnaiolo e violento, si invaghì di Margherita e tentò ripetutamente di sedurla. Lei rifiutò le avances informando il marito che infuriato iniziò a tramare contro di lui. Ma Luchino intestardito perché non poteva avere Margherita, decise di far sterminare tutti i Pusterla. Nel 1341 Francesco, Margherita e i quattro figli maschi saranno decapitati nell’attuale piazza Mercanti.

La leggenda vuole però che Luchino risparmiasse Margherita per fare un ultimo tentativo di seduzione una volta reclusa. Nuovamente respinto, la farà murare viva. Si dice che il suo fantasma vaghi ancora disperato tra le mura del Castello di Invorio.

Quante storie impensabili dentro ad un vicolo e dietro ad un nome di famiglia!

Vicolo di San Bernardino

Zona Verziere a Milano

Un tempo denominato la Stretta dei morti, il Vicolo di San Bernardino si trova tra la Chiesa di Santo Stefano e la Chiesa di San Bernardino alle Ossa, celebre per la sua cappella tappezzata con ossa umane.

L’antico nome evoca il cimitero che qui sorgeva nel XII secolo per accogliere i morti provenienti dall’Ospedale di San Barnaba in Brolo, precedente alla Ca’ Granda, che accoglieva soprattutto gli orfanelli.

Lungo le pareti del vicolo tranquillo e poco frequentato, si nota una cavità scavata nella pietra su cui è incisa una scritta: “Date e vi sarà dato”. Si tratta di un vano destinato alla raccolta delle offerte.

Sostando nel vicolo nella notte dei Morti, la leggenda vuole si senta un dimenar di ossa provenire da dentro la chiesa: sono le anime dell’ossario che danzano incitate dallo spirito di una bambina.

Vicolo Santa Caterina

Zona Porta Romana a Milano

Lo stretto passaggio ad angolo si apre sul lato sinistro della Basilica di San Nazaro in Brolo in corso di Porta Romana e conduce in Largo Richini. Deve il suo nome alla cappella rinascimentale di Santa Caterina aggiunta alla basilica assieme al Mausoleo Trivulzio.

Si narra che qui si collochi la Locanda della Luna Piena nominata ne “I Promessi Sposi” del Manzoni.

La strettoia è molto frequentata perché abbrevia il percorso verso il centro e pare fosse utilizzata già in passato come scorciatoia per accedere al quartiere del Bottonuto e dei suoi bordelli.

Attualmente il vicolo è in ristrutturazione e quasi del tutto occupato da ingombranti impalcature.

Vicolo Piero Manzoni

Da via Brera a via Fatebenefratelli, Milano

Il vicolo Piero Manzoni, lungo appena 30 metri, è considerato anche la via più corta di Milano. È intitolato all’artista diventato famoso nel mondo per la sua Merda d’artista, frequentatore insieme ad altri talentuosi, intellettuali e musicisti del leggendario Jamaica Bar che, guarda caso, si trova proprio sull’angolo.

Fermatevi a bere un caffè nel locale che fu il fulcro del fermento culturale e artistico del ‘900.

Vicolo Fiori

Zona Brera a Milano

Il Vicolo Fiori unisce via Fiori Chiari a via Pontaccio nel cuore di Brera, in quella che era la Contrada dei Fiori che prendeva il nome della famiglia De Flore.

Secondo la leggenda in via dei Fiori Chiari sorgeva un collegio di fanciulle “pie e vergini”, ovvero pure e caste come dei fiori chiari, mentre nella vicina Fiori Oscuri vi risiedevano donne, pur sempre dei fiori, ma di malaffare o prostitute.

L’ipotesi più plausibile, però, è che i nomi delle due vie derivino dagli stendardi dei due sestieri: bianchi e rossi per Porta Comasina nella quale rientrava via Fiori Chiari e bianchi e neri per Porta Volta che comprendeva via Fiori Oscuri.

Vicolo Rasini

Zona Centro a Milano

 

Questo vicolo senza sbocchi si trova a due passi da piazza San Babila, si apre da Corso Monforte. Di tutti i vicoli di Milano è quello di cui ho trovato meno notizie da raccontarvi, ma un merita un passaggio se vi trovate in zona perchè con i suoi colori caldi è davvero molto caratteristico.

Vicolo Ciovasso

Zona Brera, ex Contrada dell’Orso a Milano

 

Tra i vicoli di Milano c’è Vicolo Ciovasso, breve tratto di strada celata nel quartiere di Brera, che collega la via omonima e via Ciovassino. Qui il tempo rallenta, i colori si scaldano e Milano toglie i panni della metropoli frenetica per indossare quelli del piccolo paese di campagna che sussurra tutto il suo passato.

Pare che Ciovasso fosse il nome di una famiglia medievale venuta a Milano da Ciovasso, o Chivasso in Piemonte, che trovò dimora in questa zona della città che apparteneva alla Contrada dell’Orso.

Vicolo San Giovanni sul Muro

zona Castello

Questo vicolo prende il nome dalla Chiesa di San Giovanni sul Muro ormai scomparsa, della quale resta solo l’abside inglobata nella casa che si intravede sulla curva. La denominazione “sul muro” si riferisce sicuramente al fatto che la chiesa venne eretta alla fine del Trecento lungo le mura augustee di epoca romana che collegavano l’antica Porta Vercellina e Porta Giovia (Castello Sforzesco).

All’inizio del vicolo fa capolino la statua in bronzo a grandezza umana di Nelson Mandela inaugurata nel 2015. La scultura si trova davanti alla sede del Consolato Generale del Sudafrica di Milano, al civico 4, ed è stata donata dal governo del Sudafrica per ringraziare i cittadini di Milano per aver sostenuto il popolo africano nella lotta per la libertà e la democrazia.

Proseguendo nel vicolo si giunge all’incrocio con via Porlezza dove si può vedere quella che è considerata la chiesa più corta della città, la Chiesa dei Santi Serafino, Vincenzo e Sergio.

Affascinante notare come la storia di Milano scomparsa sopravviva nei nomi dei vicoli.

Vicolo delle Monache

Zona De Amicis, Milano

Vicolo delle Monache
©Désirée Coata

Il vicolo delle Monache è uno dei pochi vicoli di Milano sopravvissuti agli sventramenti urbani subiti nel corso dell’ultimo secolo dalla città. Anche chiamato Vicolo Gazzana, è un passaggio suggestivo dove il tempo si ferma e i rumori si acquietano. Collega via Lanzone con via De Amicis e deve il suo nome al fatto che confina con il convento della Congregazione Suore Orsoline di San Carlo e Sant’Ambrogio.

Vi si possono ammirare strani bassorilievi a forma di orecchi, opera degli Urbansolid, celebri per la loro street art tridimensionale. Curioso soprattutto l’orecchio addossato ad una casa dalle finestre murate

Il vicolo che non ci vede ma ci sente.

Via o Stretta Bagnera

Zona Cinque Vie, Milano

Via Bagnera, che collega con una curva via Santa Marta a via Nerino, è spesso ed erroneamente considerata un vicolo. Si può, invece, definire sicuramente la via più stretta di Milano visto che, strano ad immaginarlo, è ancora percorsa dalle automobili in un senso di marcia. Il suo andamento sinuoso è dovuto probabilmente al fatto che corresse lungo il letto di un rio d’epoca romana, da cui il suo nome bagnera.

È tragicamente famosa perché qui Antonio Boggia, il primo serial killer italiano, a metà dell’800 seppelliva le sue vittime fatte a pezzi con un’ascia. L’omicida abitava in via Nerino 10 e in via Bagnera aveva uno scantinato dove riuscì a nascondere i cadaveri di tre uomini per più di un decennio senza che nessuno se ne accorgesse. Ma questa è una storia assai lunga che presto vi racconterò nella sezione Milano Noir.

via Bagnera
©Désirée Coata

Avete compreso come i vicoli di Milano conservino memorie incredibili. Sono piccole arterie quasi atrofizzate di una città scomparsa, luoghi spesso di silenzio e dimenticanza da percorrere da soli.

La bellezza di Milano sta anche nei suoi vicoli, passaggi repentini che ti strappano al traffico per condurti laddove puoi ascoltare ancora il rumore dei tuoi passi e udir l’eco della storia.

Désirée Coata


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