Piazza Vetra, il luogo delle condanne a morte a Milano
Piazza Vetra o della Vetra, dietro la Basilica di San Lorenzo Maggiore, è il luogo dove venivano eseguite le condanne a morte a Milano, fin dai tempi dell’Inquisizione.
In piazza Vetra trovavano la morte i colpevoli popolani, i rei di delitti comuni e gli accusati di stregoneria. I condannati di alto rango venivano invece giustiziati solitamente in Piazza Mercanti. Insomma, la legge non era uguale per tutti, ma nemmeno la morte visto che il luogo delle esecuzioni variava in base al ceto sociale.
Perché si chiama Piazza Vetra
Cominciamo col raccontare brevemente l’origine del nome di piazza Vetra. Ci sono varie ipotesi, ma la più probabile è che la parola Vetra derivi dal nome di una via ormai scomparsa dove viveva la maggior parte dei cosiddetti vetraschi, giovani conciatori che raschiavano coi vetri le pelli. Le loro condizioni erano miserevoli, i padroni li sfruttavano come schiavi in cambio di un pezzo di pane e molti di loro morivano di stenti e malattie.
Sotto il manto stradale corre ancora oggi quello che un tempo era un corso d’acqua artificiale d’epoca romana, il canale Vetra o Vepra, dove i vetraschi ammorbidivano le pelli e dove venivano gettate le ceneri dei condannati al rogo.
Un luogo di morte in passato
Streghe e stregoni, ladri e assassini o poveri malcapitati creduti untori della peste furono torturati, impalati, impiccati e arsi vivi sul patibolo di questa piazza nel corso dei secoli.
Nella mappa settecentesca si può addirittura individuare uno spazio dedicato al patibolo. Normalmente i processi si tenevano in Sant’Eustorgio o Santa Maria delle Grazie e le esecuzioni si consumavano in piazza Mercanti, in piazza Santo Stefano e in piazza Vetra.
Il primo ad essere accusato di stregoneria dal Tribunale dell’Inquisizione a Milano fu Gaspare Grassi di Valenza nel 1385. In quanto nobile, gli fu riservata una fine più clemente e finì decapitato prima di esser posto sul rogo.
Tra il Trecento e il Cinquecento le condanne a morte per stregoneria raggiunsero il loro apice in Italia e Milano, insieme alla Valtellina, non fece eccezione. Qui si intensificarono soprattutto tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento sotto l’episcopato di Carlo e Federico Borromeo.
Ricordiamo come caso esemplare quello di Caterina Medici, accusata di aver tentato di avvelenare il senatore Luigi Melzi; in realtà la donna si era innamorata di lui e voleva ammaliarlo con una pozione d’amore. Per la prima volta un palco eretto appositamente permise a tutta la folla di vedere la brutale esecuzione.
Anche il barbiere Gian Giacomo Mora e il suo amico Guglielmo Piazza morirono giustiziati qui nel 1630. Trovarono la fine sul rogo dopo terribili supplizi, accusati di aver diffuso il morbo della peste.
Nel 1641 ci furono le ultime condanne a morte di due donne credute streghe: Anna Maria Pamolea e la sua cameriera Margherita Martignona. Pare che la loro morte sia stata grottesca perché per ben due volte la corda del boia si spezzò.
La fine dell’oscurantismo e il pensiero illuministico
A questo periodo oscuro e pieno di ingiustizie, pose un freno il pensiero illuministico che a Milano vide attivi molti esponenti come Pietro Verri (Osservazioni sulla tortura), Cesare Beccaria (Dei delitti e delle pene) e Alessandro Manzoni (La colonna infame).
L’impero austriaco attuò una sorta di condanna e di insabbiamento dei terribili atti commessi nei secoli precedenti. Purtroppo, tutta la documentazione dell’inquisizione milanese che copriva il periodo dal Trecento al Settecento andò perduta, bruciata nel 1788 all’interno del chiostro di Santa Maria delle Grazie.
Piazza Vetra luogo malfamato nell’Ottocento
Solo agli inizi dell’Ottocento piazza Vetra assunse un aspetto più cittadino con un fondo stradale selciato ed edifici regolari a delimitarla. Poi cominciarono a comparire bancarelle di vari venditori che si trasformarono in un vero e proprio mercato coperto nella seconda metà del secolo.
Purtroppo, l’intero quartiere delle Vetra e di Porta Ticinese rimase sempre piuttosto povero e malfrequentato. Qui si annidavano ladruncoli e sfruttatori, prostitute e loschi figuri e viveva la gente più misera e malnutrita della città.
Piazza Vetra oggi
L’aspetto attuale di piazza Vetra è dovuto principalmente ai lavori svolti dagli anni ’30 ai ’60, compreso l’intervento postbellico atto a ricostruire la piazza semidistrutta dai bombardamenti angloamericani.
Piazza Vetra è una grande zona verde con panchine e giochi che fa parte del Parco delle Basiliche e che collega le due antiche chiese di San Lorenzo Maggiore e di Sant’Eustorgio. Malgrado sia un parco pubblico cittadino frequentato da tanti bambini, mantiene un’aria sinistra e cupa, probabilmente dovuta al suo passato intriso di morte e sofferenza.
Nel mezzo della piazza svetta un po’ malconcio un monumento con una statua che raffigura San Lazzaro. Non poteva esserci luogo più appropriato per il santo che assiste nelle malattie e nelle sofferenze. Si tratta di una delle tante crocette stazionarie, ossia segnacoli attorno i quali si celebravano messe all’aperto per evitare la diffusione del morbo durante le epidemie. Risalente al 1643 ha preso il posto probabilmente degli antichi patiboli.
Purtroppo, in certi orari la piazza è mal frequentata e diventa spesso luogo di ritrovo di sbandati e senzatetto. Sembra che l’eco degli orrori trascorsi richiami ancora oggi bruttura e miseria.
Tutt’attorno ci sono ristoranti e locali per aperitivi che rendono la zona di Piazza Vetra e delle vicine Colonne di San Lorenzo molto animata nelle ore notturne.
Ma il pensiero che ogni volta mi invade quando la percorro è sempre e solo uno. Dove oggi i bambini corrono sui prati, un tempo i condannati a morte si trascinavano al patibolo.
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Désirée Coata
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