Atelier Pellini a Milano

Gipsoteca Atelier Pellini, studio d’arte di inizio Novecento a Milano

09/11/2023
Nel cuore di Porta Romana a Milano sopravvive l’Atelier Pellini, un luogo segreto che conserva tesori da oltre un secolo. Un laboratorio gipsoteca che risale a inizio Novecento e che, tramandato di padre in figlio, è giunto fino alla quarta generazione di eredi. Un luogo dove il tempo si è fermato tra splendide sculture, oggetti del passato e documentazione d’epoca che affascineranno i cultori di bellezza e arte. L’atelier nasce nei primi anni del ‘900 come laboratorio di scultura di Eugenio Pellini, l’artista fondatore che qui aveva anche dimora.

Eugenio Pellini, artista fondatore dell’atelier

Eugenio Pellini, nato nel 1864 a Marchirolo in provincia di Varese, arriva a Milano nel 1878 ospitato dal fratello maggiore Oreste. Comincia a lavorare come apprendista nella bottega del marmista Biganzoli. Si avvicina ben presto alla Scapigliatura, quel movimento artistico e letterario che ha il suo apice proprio a Milano a partire dagli anni ’60 dell’Ottocento. Lo scapigliato è l’artista ribelle che conduce una vita un po’ disordinata e anticonformista, come i parigini bohémien riconosciuti proprio per la loro capigliatura anarchica. Eugenio frequenta corsi presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera e vince il premio triennale Oggioni. Ottenuta una borsa di studio, ha occasione di viaggiare in Italia e a Parigi dove conosce le opere di artisti di gran calibro come Medardo Rosso e Auguste Rodin. Rientrato a Milano quasi trentenne si dedica a tempo pieno all’attività di scultore soprattutto per opere monumentali funerarie (sono tanti, infatti, i suoi lavori presenti al Cimitero Monumentale). La sua grande scultura Madre sarà premiata nel1897 e esposta all’Esposizione Universale di Parigi del 1900.
“La sua opera tutta traduce l’idea dell’arte non come retorica ma come riflessione e introspezione, segnacolo e testimonianza di virtù appartate; questa idea è servita da una mano colta e sapiente, d’apparenza leggera, ma nella sostanza franca e sicura.” (R. Bossaglia, Eugenio Pellini. Collane del “Ponte Rosso”, Milano, maggio 1986)
A causa dei suoi trascorsi politici non trova fortuna con i concorsi per la realizzazione di opere pubbliche. Di contro, Eugenio riceve grandi riconoscimenti da parte di committenze private che identificano in lui una delle personalità artistiche più rappresentative di inizio Novecento. Dal 1900 inizia a insegnare alla Scuola degli Artefici del Castello Sforzesco di Milano. Nel 1903 incontra la modella Dina Magnani che diventerà sua moglie e gli darà tre figli: Nives, Eros e Silvana. Progressivamente Eugenio placa il suo spirito ribelle e diventa più intimista dedicandosi a temi più famigliari nei quali i figli sono i suoi modelli preferiti.
“…quel senso poetico che egli seppe estrinsecare nei soggetti esprimenti l’amore materno e la vaghezza ingenua dei bimbi. (R. Taccani in Catalogo della mostra postuma degli scultori Ernesto Bazzaro ed Eugenio Pellini, Palazzo della Permanente, Milano, marzo 1940)
Dal 1905 partecipa a tutte le Biennali di Venezia. Nel 1925 cessa la sua attività di insegnante e scultore per una grave malattia che lo porterà alla morte il 28 maggio 1934 nella sua dimora-atelier. Sarà il figlio Eros ad ereditare l’atelier del padre e a continuare l’attività di artista.

Eros Pellini

Eros Pellini nasce a Milano nel 1909 e probabilmente lavora nello studio del padre già dalla fine degli anni ’20.
“Sin da bambino ho trascorso molto tempo nello studio di mio padre che si serviva di me quando adoperava uno strano arnese che chiamava violino…ma non era altro che un trapano con la punta a scalpello per trapanare il marmo.” (da alcuni appunti di Eros)
Si forma alla scuola di Adolfo Wildt presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera diventando un abile scultore con uno stile del tutto autonomo rispetto a quello del padre. Eros è anche disegnatore e modellatore delle fusioni a cera persa, una tecnica antichissima. Diversamente dal padre, Eros ha committenze pubbliche, con grandi opere, spesso di contenuto religioso, con notevole predilezione per il bassorilievo. Molte sue opere sono al Cimitero Monumentale. Per contro, Eros, ha una diversissima produzione di opere dal tenore più intimista (accostandosi, in ciò, al padre Eugenio), dove il soggetto più ritratto è la figura femminile: ballerine, magari impegnate in passi di danza oppure giovani donne, colte in ambiente domestico o colloquiale. Figura di rilievo è anche la moglie di Eros, Rosa Cerri, anch’essa allieva di Wildt in Accademia. In Atelier è ancora visibile la scultura in marmo che Wildt faceva realizzare alla fine corso. Rosa Cerri diventa però scenografa e imprenditrice, affermandosi nella pubblicità di opere cinematografiche, per molti anni lavora e progetta nello studio Pellini. Eros e Rosa nel 1937 avranno una figlia, Matelda, che per prima avrà l’idea di fare del laboratorio d’arte una destinazione museale.

L’Atelier Pellini oggi

Oggi l’Atelier Pellini è gestito da Martina Vittorini, giovane nipote di Matelda. Insieme ai genitori Stefano e Valentina, consapevole dell’immenso tesoro di famiglia, Martina è decisa a conservarlo al meglio e a farne un riferimento per eventi culturali rivolti in particolar modo ai giovani con interesse per arte, fotografia, cinema, moda, musica e performance artistiche.
atelier Pellini
©Désirée Coata

Come si presenta l’Atelier Pellini

L’atelier si trova al piano terra di un palazzo in una via chiusa, come se il tempo lo avesse voluto conservare lontano da occhi indiscreti e dal passaggio frettoloso. Occorre conoscerlo e sapere dove si trova, occorre scoprirlo come un tesoro. L’atelier mantiene la sua struttura originaria e moltissime sculture d’epoca e gessi in una collezione unica. Esiste un archivio non ancora del tutto esplorato che contiene disegni, progetti di grandi opere, corrispondenza, registri e riviste, locandine teatrali. A quanto dicono gli eredi, tantissimo materiale non è ancora stato inventariato e riempie un intero soppalco. Vi si accede attraverso un cortile privato disseminato di opere che si apre con un’area coperta dietro un cancello con numerosissime sculture posate su scaffalature che arrivano fino al soffitto. Una quantità di manufatti impressionante, un accumulo di arte e storia che preme sui muri e vuole raccontare di un’epoca scomparsa. Uno stretto corridoio porta ad uno spazio molto suggestivo, una sorta di salottino con il tetto completamente in vetro che probabilmente lasciava passare la luce naturale necessaria al creare. Sembra di vedere le mani ruvide e bianche di Eugenio ed Eros intente a modellare la pietra. Infine, si arriva alla sala più grande, il cui utilizzo può davvero essere pensato in vari modi. Mi immagino giovani pittori ritrarre le loro modelle o studenti scultori imparare l’arte dello scalpello proprio qui dove così tanto è stato scolpito. Immagino anche studiosi e appassionati di storia dell’arte che esaminino le varie opere con lo stupore di moderni Indiana Jones davanti a tesori nascosti. Uno spazio ampio contornato da decine di modelli, sculture, cere, oggetti su cui si sono posate abili mani.

Un luogo fermo nel tempo da visitare

Una capsula del tempo rimasta immutata e protetta, uno dei rari esempi, se non l’unico nel suo genere, di uno studio artistico di inizio Novecento a Milano. Ideale per organizzare mostre, eventi privati, shooting fotografici, per vivere esperienze, ma soprattutto per conservare memoria e meravigliarsi. Ringrazio Valentina Scarduelli e Martina Vittorini per avermi spalancato le porte di questo luogo di famiglia magico e poco conosciuto e per avermi fornito tante informazioni. Un privilegio grande per me poterlo raccontare. Per info e visite contattate:

Atelier Pellini, via Privata Siracusa 6 – zona Porta Romana – Milano

infoatelierpellini@gmail.com

tel +39 333 1019753

Désirée Coata

Dov'è?


2 Risposte “Gipsoteca Atelier Pellini, studio d’arte di inizio Novecento a Milano”

  1. Pingback:Palazzo Morando, quadri, arredi, abiti e un fantasma - Milano Per Me

  2. Pingback:The Prism a Milano - Milano Per Me

Il tuo indirizzo non sarà pubblicato.